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"Il donatore" è il romanzo di Lorenzo, giornalista free-lance terrorizzato dagli aerei, seduto nella sala d'attesa di una clinica svizzera dove si pratica la donazione del seme, per rendere il mondo un posto migliore e le persone un po' meno infelici: il fondatore di una catena di supermercati, un matematico omosessuale e la donna cui insegnò a nuotare, una badante rumena, un regista di film porno, una madre che cerca i diavoli nascosti negli oggetti, una ballerina di tango... Si parla di figli, quelli reali e quelli immaginati, quelli che non ci aspettavamo. Si parla di ciò che avremo lasciato, quando i ghiacci del Polo si saranno sciolti, e noi non ci saremo. E la storia di Lorenzo, che dopo aver sparso i propri geni in un vasetto di plastica, si ritrova in tasca l'ultimo dono, il più terribile di tutti. Il paesaggio è la Brianza (con qualche sconfinamento ticinese e balcanico), la provincia tecnologica e post-leghista dove la diffidenza di sempre si trasforma nell'arroganza del profitto. Nessuna metropoli all'orizzonte, nessuna scena pulp a scandire il ritmo della narrazione, ma la natura che diviene location, luogo del crimine, centellinato a dovere con un fraseggio calmo e spietato. Lontano dai generi letterari, il romanzo percorre, come un gioco di scatole cinesi, le vicende, familiari e personali, che portano il protagonista al punto del non ritorno.